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Vanna Ugolini su “Tania e le altre”: “Tania venne in Italia convinta di trovare un lavoro. Fu portata in un night club, poi sulla strada. Non voleva ed è stata uccisa”.

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incontro Vanna Ugolini

Non eravamo tante, l’altro pomeriggio al Centro Donna ad ascoltare Vanna Ugolini che ci parlava del suo libro “Tania e le altre”. Un vero peccato, perché Vanna è lucida e attenta nel suo racconto, ma, quando parla di Tania, una ragazza di diciotto anni, moldava, violentata, picchiata ed infine uccisa a martellate, perché non voleva subire la violenza della prostituzione, le trema la voce ed escono fuori passione e dolore.

L’incontro era organizzato dall’Associazione Centrodonna Evelina De Magistris e dal portale web  Manidistrega.
Vanna Ugolini ha iniziato dicendo che quella di Tania è una storia di stupri, privazione delle libertà elementari, violenza. Lei se ne è occupata fin dal 2000, data dell’assassinio della ragazza, per via del suo lavoro, cronista di “nera” per l’edizione umbra del “Messaggero”. Il mestiere di cronista pone di fronte a sofferenze, lutti, ma, dice Vanna, “ci sono storie che non consentono di mettere barriere tra me e loro”. E, dopo sette anni, ha scritto il libro. Nel frattempo, ha partecipato a progetti di recupero, insieme anche a don Benzi, gira per le scuole, cerca di tenere desta l’attenzione su queste storie.

Tania venne in Italia convinta di trovare un lavoro. Fu portata in un night club, poi sulla strada. Non voleva ed è stata uccisa. La sua storia può essere sintetizzata così. L’autopsia ha mostrato la ferocia inaudita del suo omicidio: “Ho scritto il libro perché non volevo che fosse una storia inutile”. È un libro di cronaca, asciutto-, la scrittura è “a togliere”, senza orpelli, limitando al massimo gli aggettivi, e questo gli dona una particolare efficacia.
Tania viene trovata una mattina del luglio 2000 in una scarpata della Valnerina, un corpo massacrato impigliato in un albero. In un primo momento non si riesce neppure a risalire al nome. Non ci sono segnalazioni di scomparse, in zona. La polizia comincia ad indagare negli ambienti dello sfruttamento della prostituzione e qualche ragazza sulla strada riconosce la foto. Si risale così al nome dello sfruttatore, e pian piano si ricostruisce la sua storia.
Si sa che Tania per mesi fu rinchiusa in un albergo e che veniva regolarmente picchiata. Il portiere ha testimoniato che la sentiva, alcuni clienti, che furono ascoltati, ricordavano di aver visto i lividi. Magari non ci andavano, lei piangeva e non voleva, chiedeva loro di portarla via, di liberarla, ma nessuno ha mai sporto una denuncia.  Nessuno ha pensato che potesse essere sua figlia: eppure, è arrivata qui in Italia che aveva 16 anni e mezzo.
“Pensate se fosse vostra figlia a scomparire, da un giorno all’altro. Incontra uno sfruttatore che la porta via, le toglie i documenti, la violenta”. Ci sono veri e  propri appartamenti dello stupro: Tania raccontava di essere stata violentata due volte dal branco degli sfruttatori, prima di arrivare in Italia.
Il passaggio nel night club, prima tappa italiana, funziona così: non ti prostituisci, ma, con il margine previsto per quello che fai spendere al cliente, ci devi pagare affitto, abiti, taxi, mantenimento, costo dei documenti. Sono cose che emergono dagli atti processuali. Il cliente paga 15 euro ogni 15 minuti, che si tratti di una consumazione di bibite o di un rapporto sessuale. È uguale, cioè, costa lo stesso pagare per un whisky o per una prestazione sessuale. L’unica cosa “positiva” del night è che non c’è un forte livello di violenza.
Ma Tania, che era molto carina, fu adocchiata da una banda di albanesi, il cui capo si “innamorò” di lei – e fu comprata. Quindi Tania è stata comprata due volte: prima dal titolare del locale, poi dallo sfruttatore. Il titolare del night club, però, volle comunque sempre una percentuale sulla “proprietà” di Tania. Anche questo è negli atti processuali, e anche questo è avvenuto in Umbria, non in un paese del terzo mondo.
Lei urlava e piangeva: non voleva prostituirsi ma non voleva neppure avere rapporti con lo sfruttatore. Questi, allora, decise di darle una lezione: oltretutto, era di cattivo esempio per le altre. La portò con suo cugino (che ha confessato) in campagna, e le disse che gliel’avrebbe fatta pagare.
Lo sfruttatore la uccise con 23 martellate sul viso. Ma Tania non morì subito: prima di morire, chiese aiuto al suo massacratore. Questi la finì con altre martellate.
Di lei non avremo saputo niente – un altro dei tanti fantasmi che abitano le nostre città.
La sera, lo sfruttatore – che è ancora a piede libero – andò al night, accennò la cosa al titolare e disse che Tania “aveva rotto il c….”. Lo sentì un cliente, che di lì a poco diventò un collaboratore di giustizia e raccontò quel che succedeva in quel locale. Ci sono stati quasi duecento arresti, circa trenta ragazze furono liberate e avviate in percorsi di protezione. Lo sfruttatore è scappato, e chissà se è stato cercato con la dovuta pervicacia. Dopo sette anni non si è ancora svolto il processo. Gli arrestati sono tutti in libertà: chi rintraccerà gli imputati, i testimoni?
Tania è rimasta nove mesi in una cella frigorifera dell’obitorio. Aveva solo il padre, alcolizzato e violento. Non c’erano soldi per riprendere e portare a casa il corpo della figlia.
Noi parliamo di diritto alla vita per la povera Eluana, dice Vanna, ma per queste? Qui non si parla di prostituzione, o non solo, si parla di tratta, di povertà, di emarginazione, di riduzione in schiavitù. C’è un decreto Carfagna che alza le pene per chi si macchia di questi reati ed individua la responsabilità del cliente, e con queste misure Vanna Ugolini si dice d’accordo. Ma condanna l’idea di ripristinare le case chiuse. “Chi dovrebbe andarci, le bambine? Ci rendiamo conto?”. È assurdo, è moralista e basta  pensare che la questione della prostituzione sia questione di decoro urbano. “Chi si lamenta del decoro urbano poi magari affitta gli appartamenti per il giro”. Inoltre, prostituirsi al chiuso significherebbe per queste ragazze non avere contatti con il mondo esterno che non siano i clienti o il protettore, non avere soccorso dalle organizzazioni che lavorano sulla strada, e quindi non poter sperare in percorsi di recupero. Poi, le indagini delle forze dell’ordine si svolgono più facilmente sulla strada, al chiuso ci sono evidentemente molti più vincoli. Al chiuso vuol dire il sequestro.
Queste donne non vendono il proprio corpo traendo il guadagno per sé: queste sono schiave, e questa cosa ci riguarda.  I guadagni del racket della prostituzione da tratta vengono reinvestiti nel mercato della droga. Il racket fa affari d’oro, con profitti e, quindi, circolazione di denaro che vanno ad incidere pesantemente sul tessuto economico e sociale delle nostre città.
Il business  della tratta delle donne è il più conveniente ed il più pericoloso, dice Vanna Ugolini. Il traffico di esseri umani ha una convenienza altissima: c’è sempre materia prima. “Dalle mie notizie direi che, dopo l’indulto, ci sono meno di dieci sfruttatori in carcere”.  Lo scorso 6 luglio un’altra ragazza è stata uccisa a Perugia. La polizia non ha più idea dei responsabili, dell’ambiente, non ha più sensori sul territorio, le indagini si fanno su delitti che destano maggiore allarme sociale.
Questa non è prostituzione, è schiavitù, insiste ancora Vanna. “Non è il mestiere più antico del mondo, bensì è la più antica violenza dell’uomo sulla donna. Non c’è alcuna libertà, oggi, nella prostituzione. Per i clienti si parla di libertà sessuale: ma qui sono in gioco le libertà fondamentali di una donna, qui è tratta, queste sono schiave”.
Ci sono state poi molte domande. Sono questioni difficili: serve davvero a qualcosa, mi chiedo, agire sul terreno delle pene e della penalizzazione del cliente, a fronte di una questione profondamente culturale, che mette in gioco l’idea stessa del rapporto tra i sessi, della libertà femminile e anche di quella maschile, che è ancora spia di dominio patriarcale maschile?
Un dato positivo, in tutto questo dolore: ci sono stati ragazzi e ragazze che hanno lavorato sulla storia di Tania, facendo anche un blog, http://urlanascoste.nt4b.com/, scrivendo delle vere e proprie lettere a Tania. Se almeno crescesse la consapevolezza e rifiutassimo il pregiudizio, l’indifferenza …

 

http://www.manidistrega.it/tx/consigli_parliamodi.asp?id=644
http://www.manidistrega.it/tx/novità.asp


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